For this year's IPC we decided to give our writers the chance to write in their own native language. We hope that if you speak (or can read) that language we hope you enjoy these readings in the different languages we speak at the Maastricht Diplomat.
Giovedì mattina i partiti della legislatura Europea si sono ritrovati a Bruxelles per deliberare su un regolamento sulla diplomazia culturale e sul cosiddetto “cultural visa”, un visto per artisti e gli addetti alla cultura.
Le prime ore della sessione hanno visto un’unione dei gruppi di destra, in particolare di Identità e Democrazia (ID) e del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR), insieme al partito non-iscritto del Primo Ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, Fidesz.
Diverse affermazioni hanno sfiorato i limiti del razzismo, come la lamentela del deputato Belga dello stesso ID verso “la diffusione dell’islam” che ha fatto “sparire la nostra identita nazionale”, proponendo una deportazione di massa di ogni straniero che non abbia imparato le “nostre lingue” o che sia sotto processo penale.
Venerdì la presidenza ha organizzato una conferenza stampa con diversi quotidiani, tra cui Repubblica, comunicando informalmente il desiderio di riportare l’attenzione dei deputati sulla proposta di legge dell’istituzione.
A pochi minuti dall’incontro, i reporters di Politico hanno intervistato le diverse coalizioni che si sono formate, riportando un forte spirito di collaborazione, anche da parte della destra, la quale ha confermato di voler mettere da parte le differenze sull’immigrazione.
Bastarono tuttavia due domande da parte dei giornalisti per far emergere il divario su una definizione comune di cultura europea, anche all’interno della destra stessa. Di fronte alla domanda dell’Agence France Presse verso la scelta tra “assimilazione” o “integrazione” dei cittadini del Sud del mondo, la ECR, di cui fa parte Fratelli d’Italia, ha risposto con la prima, mentre ID con la seconda.
Da notare infine il silenzio assoluto di Forza Italia, parte del Partito Popolare Europeo di Ursula Von Der Leyen, la cui deputata non si è espressa né sulla questione immigrazione, né sul dibattito della sovranità nazionale, e neanche sulla collaborazione con gli altri membri del Parlamento UE.
Il discorso del vice premier Tajani del primo maggio, dichiarandosi “il vero voto utile alle Europee, perché siamo noi il Partito Popolare Europeo in Italia” non sembra avverarsi nei fatti concreti.
Tajani, il quale nello stesso discorso aveva pronunciato il desiderio di una voce Italiana che “conti in Europa” e che si opponga all’astensionismo, non si e’ ancora esposto sulla vicenda a Bruxelles.
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